"Ho deciso, comprerò una macchina da proiezione: una Balilla". Comincia così alla fine del 1939 la storia del cinema Palma di Trevignano Romano, una piccola sala che, passando attraverso traversie di ogni genere, è riuscita a diventare oggi un punto di riferimento del cinema di qualità di tutta la zona. "Nonno Fabio era un provetto artigiano" racconta il nipote che porta lo stesso nome, gestore di una pompa di benzina per professione e cinematografaro per passione. "Era bravissimo a costruire le parti in legno degli aeroplani e delle barche. Ma aveva due pallini: la sala da ballo e il cinematografo e quest'ultimo l'appassionava più d'ogni altra cosa". Fu così che decise di comprare una macchina da proiezione e la scelta cadde su una Balilla. "Niente a che vedere - spiega Fabio Palma - con l'automobile della Fiat: il fatto è che, sotto il fascismo, quel nome era piuttosto inflazionato". La falegnameria divenne allora 'sala per il pubblico' e la magia delle immagini in bianco e nero arrivò anche in questo piccolo villaggio di "milleduecento cristiani, più somari, pecore e galline".
Il cinema era la vera attrazione della domenica pomeriggio. Un vero e proprio lusso in un paese dove le case erano spesso prive di servizi igienici: ma chi non aveva i soldi per il biglietto pagava con frutta o uova. Il pubblico non mancava mai anche se era ancora un po' ingenuo. "Una volta" racconta ancora il giovane Fabio, "apparve un treno sullo schermo e gli spettatori scapparono via, temendo di essere investiti". Durante i bombardamenti, il nonno salvò la vecchia Balilla nascondendola in una cassa sotto terra. Era il 1945 quando il figlio Fernando la ritrovò e si rituffò nell'avventura. Erano gli anni in cui ricominciava a mostrarsi al pubblico una nuova generazione di attori e registi che, dopo il conflitto mondiale, faranno grande il cinema italiano. Il biglietto costava 3 lire.
Devastato e ricostruito dopo la tromba d'aria che lo colpì nel 1954, il cinema Palma non resse all'arrivo della televisione e ai due decreti 'Salva Berlusconi'. E' il 1985 quando ormai, con appena 500 spettatori in un anno, è costretto a chiudere i battenti. Nel febbraio dell'anno dopo però riapre, lanciando un'altra sfida: il cinema d'essai in provincia. E' proprio Fabio, figlio di Fernando e nipote del fondatore, a scommettere sulle pellicole di qualità. Pupi Avati, Gabriele Salvatores, Gianni Amelio, Francesca Archibugi, Michele Placido e Michelangelo Antonioni passano per Trevignano e consacrano il successo dell'iniziativa. "Con buona pace di Vittorio Cecchi Gori che una volta disse: il cinema di qualità in provincia non decollerà mai" dice sorridendo Fabio. Nel 2006 è stata aperta una saletta da 60 posti, che affianca la sorella maggiore da 160 e l'arena estiva da 300 posti.
E la storia del cinema Palma, cominciata con la Balilla di nonno Fabio, non si interrompe."Un giorno ricevo una lettera da Cinecittà" racconta Fabio. "Siamo stati scelti assieme ad altre dieci sale in tutta Italia per installare un proiettore digitale di ultima generazione". E così, dall'aprile 2008, il cinema Palma, con un proiettore avveniristico in alta definizione, fa parte del circuito digitale satellitare di Microcinema.
Infne, dal 2016 il Cinema Palma fa parte di EUROPA CINEMAS, la prima e più importante rete internazionale di sale cinematografiche a programmazione prevalentemente europea, presente su quasi 3.000 grandi schermi in 43 Paesi.
La storia completa del cinema, aneddoti, vecchie foto, si trova nel libro La Balilla di nonno Fabio di Corrado Giustiniani (2006 Fefè Editore, Roma, € 7,50, fefe.editore@tiscali.it, in vendita anche presso il cinema).